Biografia

Artemisia Gentileschi (Roma 1593 - Napoli 1652/53):

pittrice romana (battezzata nella parrocchia di San Lorenzo in Lucina), nasce dal pittore Orazio Gentileschi, pisano allora trentenne, e da Prudenza Montone, che morì quando lei aveva dodici anni. Prima di sei figli (tutti maschi), viene istruita in tenerissima età alla pittura dal padre, seguace della maniera caravaggesca.

Dopo la vicenda dello stupro e il relativo processo, vicenda che destò scalpore nella Roma dell'epoca, nel 1612 Artemisia - probabilmente per rendere meno pesante la propria situazione - sposa il fiorentino Pierantonio Stiattesi e si trasferisce a Firenze. Viaggia però molto tra Roma e Firenze, realizzando una serie di opere - come la Maddalena e la Giuditta e Oloferne di Palazzo Pitti - nelle quali è cospicuo l'influsso paterno. Nel 1621 parte con il padre alla volta di Genova, l'anno seguente torna a Roma per rimanervi tre anni. Nel 1627 circa si trasferisce a Napoli dove i suoi lavori riscontrano un certo successo. Inoltre qui Artemisia ha modo di instaurare fecondi scambi culturali con pittori locali quali Bernardo Cavallino, Massimo Stanzione, Francesco Guarino. L'influsso della corrente naturalistica in voga all'epoca nella città partenopea si fa prepotentemente presente nelle opere del periodo (Giuditta e la fantesca, Betsabea al bagno, Nascita del Battista e Storie di San Gennaro). Tra il 1639 e il 1641 si reca in Inghilterra per assistere il padre anziano e malato, fino alla morte di questi, lavorando a più riprese per la corte e l'aristocrazia.

La vicenda esistenziale e professionale di Artemisia non può essere separata da quella paterna, della quale si fornisce di seguito una sommaria presentazione.

Orazio Gentileschi (Pisa 1563 - Londra 1639):

nasce a Pisa da una famiglia di artisti, ma si trasferisce a Roma a circa tredici anni, presso uno zio dal quale prende il cognome. Agli inizi della sua carriera subisce l'influsso del tardo manierismo clementino (Nebbia, Nogari, Croce) e questo trapela dai suoi lavori: la Biblioteca Sistina in Vaticano, affreschi in Santa Maria Maggiore, all'abbazia di Farfa e in San Giovanni in Laterano. Quando però il maestro, ormai quarantenne, ha modo di conoscere Caravaggio - e di venire coinvolto in primissima persona nelle sue vicende, come dimostra la deposizione al processo Baglione del 1603 - la sua maniera subisce un deciso cambiamento. Alla tradizione rigorosa del disegno fiorentino si unisce il naturalismo di Caravaggio nella sua accezione più chiara e luminosa (come la Maddalena Doria o il San Francesco di Hartford), in una brillante fusione di raffinatezza e vigore. Di questo nuovo sentire sono testimonianza le opere del primo decennio del Seicento (Battesimo di Cristo in santa Maria della Pace a Roma, Madonna in gloria del Museo Civico di Torino, San Francesco e l'angelo della Galleria Nazionale d'Arte Antica di Roma e del Museo del Prado a Madrid, il David della National Gallery di Dublino, il San Michele Arcangelo di San Salvatore a Farnese, la Maddalena di Santa Maria Maddalena a Fabriano e la Circoncisione nella chiesa del Gesù ad Ancona), poco prima del suo trasferimento nelle Marche degli anni '20, probabilmente in seguito alle vicende legate al processo ad Agostino Tassi per lo stupro della figlia Artemisia, durante la collaborazione tra i due agli affreschi del casino delle Muse nel Palazzo Rospigliosi - Pallavicini (1611 - 1612). Nel 1616 circa Orazio termina i lavori nella cappella della Crocifissione nel duomo di San Venanzo a Fabriano, definito un capolavoro di raffinatissima tensione arcaizzante. Nel 1621 Orazio parte alla volta di Genova su invito del patrizio Giovanni Antonio Sauli per il quale ha modo di eseguire svariate opere. Inoltre qui realizza due versioni dell'Annunciazione. Sempre nel 1621 il pittore si trasferisce a Parigi, chiamato da Maria de'Medici (la Felicità pubblica trionfa sui pericoli del Louvre) fino al 1626 e al definitivo trasferimento in Inghilterra, alla corte di Carlo I. Le sue ultime opere sono contraddistinte dallo schiarimento della gamma cromatica, verso soluzioni formali di aristocratica misura classica e di preziosa raffinatezza costumistica.